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      Questo è che riguardando un oggetto con occhio di tenerezza, di amore, se il riguardato è sensibile, non può, quasi dissi, non cadere nella medesima passione («Cynthia prima suis miserum me coepit ocellis»). Udite come si lagna la povera Fiammetta del Boccaccio: «Non altrimenti che 'l fuoco se stesso d'una parte in altra balestra, una luce agli occhi suoi partendosi, e per un raggio sottilissimo trascorrendo, percosse ne' miei, né in quelli contenta rimase: anzi non so per quali occulte vie subitamente al cuore penetrando, ne gío, il quale subito avvenimento di quella temendo, rivocate a sé le forze esteriori, me pallida e quasi tutta fredda lasciò. Ma non fu lunga la dimoranza, che il contrario sopravvenne: e lui solamente fatto fervente, sentii anzi le forze tornate ne' luoghi loro, seco un calore arrecarono, il quale cacciata la pallidezza, me rossissima e caldissima rendé come fuoco: e quello mirando, onde ciò procedeva, sospirava». Non dissimilmente accade delle altre passioni. Lo spirito nostro, dice Baile, è soggetto a malattie epidemiche non meno che il corpo, e non v'abbisogna che favorevoli auspici nell'incominciare e farlo quando la materia è ben preparata. Quel non so che di sottile spinto da una rappresentazione piacevole, o noiosa non deve eccitare che piacevole del pari, o noiosa l'idea. Questa è una malattia epidemica, si attacca facilmente, e passa dall'uno all'altro soggetto. Le parole, i gesti, la sola fantasia medesima, quando è riscaldata, può eccitare sugli altri le medesime passioni che uno sente.


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Capricci sulla jettatura
di Gian Leonardo Marugi
pagine 79

   





Fiammetta Boccaccio Baile