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      Perch'io veggio (e mi spiace)
      Che natural mia dote a me non vale,
      Né mi fa degno d'un sí caro sguardo.
     
      Siate dunque cauto; qualora i iettatori fanno di voi strage, ricorrete alla panacea universale. Un amabile oggetto potrà togliervi la jettatura; bisogna saperlo trovare. Rinvenitelo, e tenetelo come un antidoto per la medesima.
      (64) E qui perdonerà l'innata modestia dell'impareggiabile amico: scorre la penna senz'accorgermene, e già gli scappa il nome. Egli è l'Abate D. Domenico Tata. In lui accoppiato si vede quanto si può desiderare in un uomo, in un uomo onesto, in un filosofo.
      (65) Quanti astuti, ed in una parola maliziosi, si trovano jettati? altri con scelleratezze eguali tutto fanno a meraviglia, e son lungi dalla jettatura: tal'altri non ne indirizzano neppure una, con tutta la maggiore astuzia che potessero avere.
      (66) Quanto potere abbia la nostra volontà è noto a chi conosce se stesso, e noi ne abbiamo dato un lancio poco prima. Ma non è la sola, che formi o dirizzi la iettatura.
      (67) Parlando della virtú, cosí Anton Maria Salvini: «La quale il Mondo agli occhi nostri scuopre».
      (68) Tutti i corpi sono elettrici o non elettrici. Quegli strofinati danno tutti i segni di elettricità, non cosí questi.
      (69) Però si dicono conduttori o deferenti; a differenza di quegli altri, che si chiamano coibenti, o trattenitori.
      (70) Molte sono le teorie sull'elettricità. Io non ne rapporterò neppure una, poiché sono note a sufficienza. Osservo solo che gli elettrici, come l'ambra, il zolfo, le resine, tirano i corpi sottili, e non cosí gli altri, come i metalli.


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Capricci sulla jettatura
di Gian Leonardo Marugi
pagine 79

   





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