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      Mi viene in mente che i legni piú secchi sono conduttori. Eccono dunque la ragione. Penso di togliermeli d'addosso con levarne tutti i bottoni, o animarli di tutt'altro che di legno.
      (95) È un antico sentimento. L'artemisia non ci fa rimanere offesi da veleni di questa natura. Alberto il Grande la porta tra gli ammirabili segreti, e la crede valevole anche contro i maligni spiriti. Io vi consiglierei di provvedervene. La mia loggia è piena di tal erba, e quando ne troverò a comprare, non esiterò un momento a farne l'acquisto. Chi sa, potesse resistere a questa malnata Celeno, che mi sta di rimpetto a covarmi? L'ho poi osservata efficacissima contro la jettatura fisica, o patente, come la chiama il pregevole amico D. Nicola Valletta. Se ne comprende la ragione, questa è nota a' medici: se vi aggrada saperla, domandatene i medesimi.
      (96) Il Thiers l'ha osservato sommamente proficuo. Si sputi tre volte su i capelli, egli dice, che si svellono nel pettinarsi prima di gettarli a terra. Tibullo v'insegna di sputarvi in seno, ed eccone le precise parole: «Despuit in molles, et sibi quisque sinus». Io non manco di farlo sempre, e ci ritrovo vantaggio.
      (97) Plinio dice che i ritagli dell'ugne incorporati nella cera siano un potente incantesimo, per non esserne accagionato. Pitagora infondeva nell'ugne delle virtú con queste parole: «Praesegmina ungajum, criniumque ne commingito». Io confesso non capirle. Ma sappiamo cosa vogliano indicare, o in che giovare? Io mi spiego: non credo a talismani, oroscopi, parole, versi, biglietti, come a luogo piú opportuno diremo, ma non oso però confinare la natura dentro i miei pensamenti; però crederei potersi fare una pastiglia de' ritagli dell'ugne vostre con della cera, e portarla indosso, senza incomodo alcuno.


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Capricci sulla jettatura
di Gian Leonardo Marugi
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