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      A mal grado di tanta cura, egli stesso dovette accorgersi, che, molte volte, all'intenzion dell'arte non s'accordava la forma; e rassegnarsi, per ciò, a veder meglio accetta, ed anche trionfante, l'opera poetica di artisti più squisiti, i quali pur non mostravano di credere, che, sopra l'arte, vi fosse qualche cosa di più nobile e di più alto, cioè quel sentimento degl'ideali di giustizia, di virtù, d'eroismo, ch'egli mirò costantemente a trasfondere per mezzo del suo verso nell'anima italiana.
      Sopravvivono ancora critici acuti ed arguti, i quali non si péritano di confessare, che volentieri perdonerebbero qualche imperfezione di forma ove avvertissero potenza di sentimento; ma oramai rari consentono col Chiarini, che, scrivendo di Lord Byron nella politica e nella letteratura (Nuova Antologia del 16 luglio 1895), dichiarava: «Fra una strofe perfetta, la quale non desti in me altro senso che di ammirazione per l'abilità dell'artista, ed una che, magari zoppicando nei piedi, muova dentro di me quel che c'è di più generoso nell'animo umano, io preferisco la strofe che zoppica.» Rari consentono: i più, in vece, si stancano assai presto di quel fare studiato e stentato, che, specialmente a cagion de' mutati gusti e indirizzi, notano subito nei versi del Massarani; e, offesi da qualche vizio di forma, trascurano e quasi disdegnano le belle idealità che tutta pervadono l'opera di lui.
      La quale non si può certo sperare di rimetter in onore, nella presente felicità delle lettere italiane.


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L'odissea della donna
di Tullo Massarani
Editore Forzani Roma
1907 pagine 356

   





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