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      Non vi sentiste Voi talvolta concittadine e sorelle di quella madre indiana, che un poeta contemporaneo di Virgilio ha fatta vivere anche per le genti di là da venire, come la imagine più soave del candore tradito, delle tacite lagrime, della infinita devozione a una culla? Non ha forse taluna di Voi, negli ardori di una passione contrastata, invitta, e alla fine trionfante, udito gemere il proprio bramito di gazzella errabonda, il proprio lamento di colomba innamorata, in quel cantico palestino, che si diffonde attraverso i secoli come un epitalamio immortale? E la druidessa galla, ancora che la sua prestante figura non s'accampi oramai più che sul fondo di una scena invasa da eroine d'altre lingue, non Vi ragiona essa forse ancora, nel più divino linguaggio che sia al mondo, di quegli alti, magnanimi, strazianti affetti di patria e d'amore, che divisero e tuttodì acerbamente dividono tanti cuori di donna?
      Ma io risicherei di far perdere alle mie povere storie anche quel poco loro profumo, se Ve le dicessi tutte in prosa, prima che in disegno ed in versi. Vi basti che, se vorrete concedermi l'onore di avervi al mio braccio, io l'accompagnerò per una via sparsa, lo confesso, meno di fiori che di spine, popolata più di dolenti che di gentili fantasimi: se non che, è egli forse altro il pascolo che la vostra carità dimanda ogni giorno? Scenderemo, se vorrete, da quella civiltà greca, dove la forma regnò sovrana e fulgida come un sole, a quella Roma dove l'energia di un gran popolo fu lungamente una cosa sola colla virtù, poi traboccò nella ferocia; dove anche Voi, amabili Donne, sotto il liscio delle più squisite arti muliebri, conosceste - Ve ne ammoniva già un poeta vostro - il crudele solletico della sofferente natura.


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L'odissea della donna
di Tullo Massarani
Editore Forzani Roma
1907 pagine 356

   





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