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      O come pie, dopo quelle orgie di sangue, Vi torneranno in mente l'albe cristiane, che in mezzo ai furori baccanti della onnipotenza imperiale sorsero ad annunziare il trionfo degli umili e degli oppressi! Come saluterete, preziosa reliquia, quello spiraglio di luce, che attraverso il bujo medioevo ha tramandato, la mercè vostra, un qualche sorriso d'amore, d'arti e di lettere, alla civiltà risorgente col vivere libero! Come i lunghi silenzii delle vuote e cupe castella, lo stolto gridìo delle turbe accalcate attorno a un duello mortale, le nenie dei togati carnefici intimanti coi supplizj la fede, Vi faranno parer più blanda, più indulgente, più buona questa civiltà, di cui troppo spesso non ricordiamo che i tedii! Come a Còrdova, a Zaìra, a Venezia, beverete ansiosamente il raggio di più limpidi cieli, perdonandomi le uggiose tetraggini che V'avrò inflitte!
      Non vi pensaste però mai che sulle soglie del mondo moderno tutto abbia a diventare sorriso. Ahimè, non s'invecchia, Donne mie care, per nulla: le mestizie s'accumulano in cuore insieme cogli anni, come s'incidono dentro la fronte le rughe. Colpa vostra l'aver dato di braccio ad un vecchio: non Vi meravigliate poi ch'egli, devoto a libertà, ma avverso non meno a dispotismo di plebe che di tiranno, vegga e senta e rammarichi, pur tra le glorie della grande Rivoluzione di Francia, le colpe; e spalancandovi le porte di un palazzo signorile in quella Parigi del Novantuno che già fiuta sangue di vittime, compianga, non maledica.


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L'odissea della donna
di Tullo Massarani
Editore Forzani Roma
1907 pagine 356

   





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