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      Di fragrante verbena:
      E una roncola al cinto, aurea, balena.
     
      «Per Belial da le chiomeArdenti, che de' prodi il core accende,
      Per Belial che rendeFerace il suolo e imperituro il nome,
      Sorelle, io vi scongiuro
      - Ivo dicea - m'aprite il dì futuro.»
     
      Ma come avido voloDi sparvieri alla preda alto s'avventa,
      Già già l'ira cruentaPiomba del Tempio, già il garzone al suolo
      Ribadito, allacciato,
      Sorride all'imminente ultimo fato.
     
      «Orsù, dive, poneteLa man feroce nel figliuol del Sole,
      Voi de l'astro figliuolePallido e freddo. Inni cantar l'udrete,
      Mentre del suo martoroIl sangue brillerà nel corno d'oro.»
     
      Ma la gentil che il braccioDalla anzïana armato ebbe di ferro,
      Sosta, s'arresta, al cerroPreme la bianca man fatta di ghiaccio:
      Ecco, a terra è la punta,
      E una lagrima pia sul ciglio spunta.
     
      Amor, tua preda accetta:
      Però Morte con teco, ahimè! tripudii:
      Chè tremendi ripudiiLancian le Sene: e già su la rejetta
      Apio e cenere, indizioImplacate avventâr del gran giudizio.
     
      Già di femminee stridaSuona il cielo dei rudi alti dolmenni:
      Sè le sorelle indenniAl mare al mar trafugano, s'affida
      Ciascuna al palischermo,
      E in forte remeggiar cerca suo schermo.
     
      Tre giornate consenteMorte ad Amor di sovrumana febre
      Nell'isola funèbre:
      Brev'ora di piacer, ch'avido, ardente,
      In un sorso la vitaA sugger la percossa anima incìta.
     
      All'amoroso morsoO come palpitante s'abbandona,
      Come al garzon si dona,
      Ena, raggiante di gentil rimorso!
      Le braccia, il sen, la bocca,
      Come sè stessa in lui tutta trabocca!
     
      O sgualcite verbene,
      O ne la conscia vereconda grotta


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L'odissea della donna
di Tullo Massarani
Editore Forzani Roma
1907 pagine 356

   





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