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      Tantochè una sera che Augusto cenava da lui, rotto per disgrazia da uno schiavo non so che bicchiere, il dolce anfitrione volea che si facesse giustizia secondo il solito; nè, intercessore Augusto, accennava a cedere; onde questi, il quale non sempre era carnefice, emancipò lì per lì lo schiavo, e fece rompere, dicono, in casa dell'ospite crudele tutte le stoviglie.
      Quanto poi al mettere ogni cosa sulle spalle al paganesimo, me ne riferisco a quella buona signora Beecher Stowe, che ha fatto tanto piangere le vostre nonne sulla sorte dello zio Tom, di Elisa la mulatta, e di tutta l'altra povera gente color dell'ebano. Antiche o moderne, tutte le storie di schiavi si rassomigliano. E siamo noi ben certi che, pur dato di frego all'arbitrio erile sulle tavole della legge, qualcosa non ne resti in fondo ai cuori?...
     
      L'ALBA DEL SIGNORE
     
      Dopo avervi travagliate oltre il giusto con una storia di orrenda crudeltà, sento quasi il dovere di scagionarmi verso di Voi, Lettrici care, e verso le grandi antenate vostre di Roma, che furono ben lungi dall'essere tutte tormentatrici delle povere loro schiave. Ce n'ebbe anche di buone, anzi di ottime; se non che, raccontandovi di alcune di queste, e della quasi loro materna e fraterna tenerezza per una fanciulla messa dal destino in loro dizione assoluta, mi piacque di venirvi altresì mostrando che ogni bene, e fino la recuperata libertà personale, è un nulla senza il bene supremo di possedere una patria libera; della quale se un animo bennato sia privo, ha la vita medesima con tutte le sue gioje a vile, nè gli sorride più altra speranza se non quella di una patria celeste.


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L'odissea della donna
di Tullo Massarani
Editore Forzani Roma
1907 pagine 356

   





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