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      XVI, II del Romancero de Duràn, ns. 928 e 929).
      Intanto e Concilii toledani e consiglieri della Romana Curia ribadivano sui polsi ai miseri le catene; Roma pontificia esitava qualche volta, come depositaria che avrebbe voluto essere di una grande tradizione d'umanità; e, titubante fra il diritto naturale e la violenza feudale, fra l'equità e la persecuzione, or sanciva, e provocava anche, le interdizioni più stolide, or le revocava come surrettizie od orrettizie. Le plebi però sguinzagliate, aizzate negli istinti più ferini, davano alle inique predicazioni commenti di sangue. Si principiò a Toledo, sotto gl'impeti d'una Crociata che moveva di Francia; e dice il Re Sabio nella sua cronaca quasi contemporanea, «que fazien muchos males et muchas soberbias por la cibdat et mataban los Judíos et decían muchas follías.» Questi massacri, queste furibonde matanzas, singolare spettacolo di ferocia in lotta con una vitalità anche più pertinace, seguitano ad alternarsi attraverso i secoli con le continue rinnovazioni di fueros, di concordias, di promesse sempre violate, di interdizioni sempre deluse.
      A quel modo che il Rey Sabio giace in un magnifico cenotafio, rivestito di una quadruplice epigrafe, latina, castigliana, araba ed ebraica, così la Spagna viveva di quadruplice vita, e cercava spesso al cervello ebreo il proprio indirizzo. Per la conquista di Majorca il re d'Aragona si consulta con un don Jahudano, uomo di grandissima reputazione: «el Rey don Jaime - dice un altro cronista - le consultaba con mucha frequencia los negocios de Estado.


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L'odissea della donna
di Tullo Massarani
Editore Forzani Roma
1907 pagine 356

   





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