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      Il caldo e il freddo, tanto temuti nei loro eccessi da questa povera crosta terrestre, possono assai poco sul mare. I raggi calorifici del sole direttamente non penetrano, è vero, oltre uno strato, che in proporzione può dirsi sottile, così del mare come della terra: ma, dove la terra li assorbe senz'altro e li inghiotte, nel mare invece il perpetuo commescersi delle acque superiori più calde colle inferiori, fa sì che la temperatura nè troppo s'innalzi, nè, pur decrescendo in ragione della profondità, s'abbassi quasi mai oltre un limite compatibile colla esistenza di organismi vitali. Alla superficie, gli stessi ghiacci polari sono di continuo sospinti in giù, come pellegrini infesti e proscritti, fin dalle remote latitudini, e vengono, la mercè delle correnti calde, disciolti, prima che riescano ad accostare altre spiaggie. Quelle che noi chiamiamo tempeste, e che il Maury, poeta sempre, chiamò gli spasimi del mare, provocate per lo più da squilibri elettrici, non turbano le sue grandi masse; e in queste ferve senza posa la grand'opera della generazione. A fior d'acqua, lampi fosforescenti annunziano il rigoglio della vita; una fauna di ricchezza e varietà incomparabili popola anche gli strati profondi; e colla fecondità smisurata delle specie più perfette, e col mondo perpetuamente riproduttore dei crostacei, dei molluschi e dei protozòi, vince di lunga mano l'opera non meno provvidenziale dei distruttori potenti, che le muovono guerra.
      Quegli esseri diafani, molli, tremuli, iridescenti, che nel mare brulicano a migliaja di miliardi, legioni, e quasi direi visioni senza numero, sarebbero essi mai i depositarii del primo plasma, del più antico germe della vita?


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L'odissea della donna
di Tullo Massarani
Editore Forzani Roma
1907 pagine 356

   





Maury