Pagina (233/356)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Per tutte le scoperte, si sa bene, hanno gli eruditi in pronto di questi postumi precursori. Io di una cosa sola vi prego. Fra tante apologie eloquenti e tante dotte minuzie, non dimenticate di grazia (e la troverete nel mio Correnti), una delle più belle lettere del nostro apostolo navigatore. (Carta de Colon sobre las Indias). Che bontà, che tenerezza paterna ne spira, verso quei poveri Indiani, i quali «chiedendo loro cosa che abbiano, giammai dicono di no, anzi incitano la persona a domandarla, e mostrano tanto amore che darebbero i cuori!» Quanto affettuosa sollecitudine in raccomandare che si trattino onestamente, umanamente quei poveretti, quanta direi quasi prescienza dell'efferata persecuzione che loro sovrastava, in quel suo ripetere «che non conoscono nessuna setta nè idolatria, tranne che tutti credono che le forze e il bene risiedono in Cielo!» Coloro che vogliono far di Colombo un santo, hanno ragione; ma quanti rosolatori d'uomini a fuoco lento bisognerebbe prima consegnare all'indignazione dei popoli e all'anatema della storia!
      Checchè poi si faccia e si dica, la civiltà, ripeterò anch'io con un apologista di Colombo, la civiltà viaggia da un pezzo verso occidente come le caravelle del gran Genovese; nè forse passeranno molti secoli che l'America ci avrà rapite l'antiche palme, e sarà per ottenere il primato del mondo. L'Europa a quest'ora gravita verso la sua più giovane sorella; e il fiotto costante dell'emigrazione opera, a così dire, dall'una all'altra una trasfusione di sangue, che non è sempre un provvido salasso per chi resta, anzi arieggia troppo sovente una prefazione di suicidio.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

L'odissea della donna
di Tullo Massarani
Editore Forzani Roma
1907 pagine 356

   





Correnti Carta Colon Indias Indiani Cielo Colombo Colombo Genovese America Europa