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      Leggete, vi prego, quelle auree pagine, e non v'accadrà di scambiare quel che è colpa con quello che è merito, più che non v'accadrebbe di confondere il soldato ucciso combattendo col disertore. Resteranno purtroppo sempre altre vittime inermi, alle quali non sarà stato concesso il combattere, ma solamente il morire; e Voi serberete per esse la carità di un fiore e di una lagrima. Non graverà certo su alcuna di Voi il rimorso di non avere largito in tempo una parola amica, un consiglio efficace, una mano soccorrevole di sorella.
      E qui, sull'accommiatarmi da Voi, Donne gentili, sento un rammarico, e poco meno d'un rimorso anch'io: quello d'avervi afflitte d'istorie tristi, e d'esservi potuto parere piuttosto fastidioso elegiaco che non gradevole novellatore. Ma che volete? Ciascuno segue sua natura; ed io non mi fo gloria, ma neppure mi ascrivo a biasimo, quel che è conseguenza pressochè necessaria della vita. Ho vissuto giorni nella vita privata altrettanto raccolti e mesti, quanto splendidi furono per le pubbliche fortune; ho assistito a molti dolori, che non mentivano assise accattate, anzi procuravano celarsi nel silenzio e nell'ombra, come chi non dimanda e non ispera nulla; ma se qualche cosa ho imparato, se qualche cosa mi sento in grado di trasfondere in altrui, è la compassione per chi soffre, è il desiderio di giovare, è il convincimento che incomba alla odierna generazione questo dovere supremo: educar le generazioni venture ad essere forti, perchè sappiano essere buone.


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L'odissea della donna
di Tullo Massarani
Editore Forzani Roma
1907 pagine 356

   





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