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      Bisogna meditarlo ed intenderlo per giudicarlo. E non ostante pare che l'autorevolezza, secondo noi relativa, di quel giudizio non abbia lasciato d'imporsi al criterio dello stesso artista, un po' vittima della propria modestia. Egli sa - e tutti sappiamo - che «egli ha incominciato con questa prova il suo tirocinio d'artista.» Egli crede ancora - e si direbbe che ne ha la convinzione - che questo per quadro non è che un tentativo di veder la vita quale doveva essere senza l'apparato teatrale di un dramma, anzi con quel sembiante di suprema indifferenza, con cui il maggior numero vede passare i più grandi eventi della Storia. Eppure qual tentativo e qual dramma! Ma bisogna leggerlo senza prevenzioni e come uno di quei drammi colossali dell'India, e non una farsetta di Genoino o di Scribe.
     
      Il pittore Sciuti, ancora vivente, e che studiava egli pure le esumazioni storiche de' popoli e de' mondi dimenticati, egli, l'uomo dell'arte, dinanzi a questo quadro del Massarani, l'artista del pensiero, aveva posto fine alle discordanti opinioni sul quadro delle Terme, concludendo: «Vedrete che chi ha fatto questo per primo, ne farà un altro assai più bello fra poco.»
      Giudicando ad occhio e croce la sentenza definitiva, ma discutibile, dello Sciuti, e il tempo che il Massarani poteva avere davanti a sè, io avrei detto: Eh! non tanto fra poco: diamogli almeno una diecina d'anni. Intanto che la biblioteca incendiata passava attraverso varie esposizioni italiane e straniere, il lavoro preconizzato dallo Sciuti doveva, secondo me, venirsi elaborando lentamente in quella casa solitaria di via Nerino che, al parere di molti, ricorda quelle del Manzoni e del Cantù, salvo che «nell'alto ha uno studio d'artista» tra moderno ed antico, certamente geniale, che non si stanca d'illustrare col pennello la sua sapienza sull'Oriente?


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L'odissea della donna
di Tullo Massarani
Editore Forzani Roma
1907 pagine 356

   





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