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      Nel nuovo quadro del Massarani non dovevano più campeggiare tante figure ed accessori come ne' suoi tepidarii egiziani. Non ostante che la sua mente avesse bisogno di una lunga incubazione prima di affrancare la mano in una nuova composizione, egli non poteva non sentire che una grande idea può esprimersi nel modo più semplice ed efficace con maggior sobrietà di particolari più acconci a distrarne che a concentrare l'attenzione nell'unità del soggetto. Ciò non poteva togliere che l'ambiente - il quale ha tanta parte in una tela - fosse trattato con larghezza e storica verità, anche in un tema puramente ideale. Occorreva altresì che l'artista stesse un po' in guardia contro la propria erudizione e dottrina. Se - badando alle teorie del Dall'Ongaro - vogliamo un'arte libera e laica, che completi l'educazione del popolo, essa doveva cessare di essere aristocratica, come la fecero i governi assoluti e le accademie da essi istituite.
      Non sempre però la percezione può essere rapida e quasi istantanea; non sempre un dipinto od una scultura - che sono migliori quanto più accessibili all'umana comprensione - potranno intendersi con un solo sguardo senza però cessare di essere belli. Tuttavia, è sempre lodevole che s'ingegnino passare dal dominio de' pochi al servizio di tutti. Le belle arti non sono per i soli privilegiati della fortuna e dell'ingegno; ma non è per questo che per apprezzare al suo giusto valore il merito di un'opera d'arte, noi dobbiamo crederci dispensati anche del corredo di una piccola erudizione.


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L'odissea della donna
di Tullo Massarani
Editore Forzani Roma
1907 pagine 356

   





Massarani Dall'Ongaro