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      Cotesto quadro non vuol essere tanto un'allegoria, quanto un episodio della vita reale: l'allusione ne scaturisce spontanea, chi pensi che la giovane bagnante guarda con compiacenza un virgulto fiorito, intorno al quale si rincorrono, folleggiando, due farfalluccie. Potrebbe essere più chiara l'idea dell'artista che, con questa sola trovata, fa pensare alla duplice primavera dell'anno e della vita?
     
      Al quadro sopra descritto dev'essere posteriore di uno o due anni quell'altro studio che va tra gli orientali, e che ha per tema Sakuntala, l'Arianna indiana. È un'altra forma di donna solitaria nella primavera vedica de' climi asiatici. Dusianto, il suo re-cacciatore, dopo averla sedotta, le aveva lasciato, per farsi riconoscere al suo palazzo, un anello, che essa ebbe la disgrazia di perdere. Non più, dunque, riconosciuta, anzi respinta, quella poveretta, già madre, siede in un lembo desolato di campagna indiana, al di qua del Gange, adombrata da un albero gigantesco di açrattha e dalle rupi fra le quali si stendono in lucentezza silenziosa le acque profonde del fiume sacro. Quest'argomento di dolcezza e di sentimento infinito ispirò poeti, pittori e scultori. Ma primo ad impadronirsene era stato Kalidosa, che già visse, come una delle nove gemme, alla corte del re Vicramaditya. Con tutto l'ardore e la vivacità di descrizione e d'imagini propria degli Indù, egli aveva ritratta la derelitta fanciulla con le seduzioni del più toccante idillio silvestre, ed è probabile che il bel quadro del Massarani non sia che la viva impressione in lui rimasta di una tal lettura, la più deliziosa anche traverso alla versione inglese, fattane da sir W. Jones.


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L'odissea della donna
di Tullo Massarani
Editore Forzani Roma
1907 pagine 356

   





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