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      Noi lo troviamo in tutte le diverse Esposizioni che dal 1880 al 1885 si sono succedute a Milano, Bologna Parigi, Firenze e Napoli. Già il suo Messaggio d'amore preludiava fin dal 1881 a quel suo fare largo e grandioso di decorazione (che è tutt'altra cosa dalla mania scenografica di certuni) dove egli ritorna ai suoi amori con Kalidasa. Il soggetto è tratto da una commedia di quel poeta indostanico dei tempi di Virgilio, intitolata Malàvica. Come in Sakuntala, è qui meno lavoro d'invenzione che d'interpretazione od illustrazione. L'invenzione è tutta ne' particolari idillici del quadro e nella ben intesa disposizione ed atteggio delle figure, tutte notabili per non so quale identità, se mi è permesso di dirlo, di curiosità sfaccendata. L'intonazione è perfetta; l'insieme è tutta un'armonia nella fusione intelligente dell'ombra e della luce; il pensiero del poeta è plasticamente espresso col trionfo dell'esecuzione. Siamo in un giardino reale, dagli sfondi complicati ed impenetrabili, in riva a uno di quei laghetti, sulle sponde de' quali sorgono le grandi moli dell'architettura indostanica. Il re, accompagnato da un suo ministro, s'è appiattato dietro uno di quegli alberi giganti, che sono tutto un intreccio di rami e di liane, e sta aspettando l'esito del messaggio d'amore, che per mezzo di una schiava ha mandato ad un'altra più bella e più favorita; e ciò in occasione di una cerimonia rituale, che le due sono incaricate di compiere. È di buon augurio nell'India la fioritura dell'asòca, una pianta non dissimile dalla magnolia, della quale si vede sorgere sul dinanzi, da lato alla favorita, un piccolo fusto.


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L'odissea della donna
di Tullo Massarani
Editore Forzani Roma
1907 pagine 356

   





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