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      Il primo di questi quadri, presentato all'Esposizione di Parigi del 1885, ha nell'atteggio della figura una non so quale conformità o somiglianza con Sakuntala, ma ne differisce quanto al soggetto e alla decorazione scenica. Domina anche qui nell'insieme quella espressione o carattere indefinito e incantevole, che sembra essere tutto proprio de' soggetti leggendarii, ma se ne allontana anche in parte, perchè, volere o no, il soggetto fa come una punta indiscreta in una tal quale reminiscenza di fatto particolare appartenente, se mai, alle memorie della Corte fiorentina del secolo XVII. Il signor Clement, critico d'arte autorevolissimo del Journal des Débats, fin dal 17 maggio del 1885 espose il tema di questo quadro in modo, da dispensarci di farlo noi stessi: «Sembra - dic'egli - che la schiavitù delle donne esistesse ancora in pieno secolo XVII, e che Cosimo II de' Medici facesse dono al Duca d'Ossuna, governatore della Sicilia, di tre giovanette di Cipro rapite dalle sue galee. La fanciulla, che il signor Massarani ha rappresentata seduta al primo piano del suo paesaggio, è una delle tre, quella certamente che più destò la gelosia della Duchessa, e che questa determinò senza più di far morire. Dessa ha il torso nudo, le gambe incrociate, la testa appoggiata alla mano. Le colombe favorite bevono in un bacino d'argento l'acqua avvelenata, che dovrà del pari dar la morte anche a lei. Quelle roccie, quei grandi alberi con una luminosa veduta sul fondo lontano, sono di una esecuzione seria e solida, e formano un insieme poetico di vero interesse.


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L'odissea della donna
di Tullo Massarani
Editore Forzani Roma
1907 pagine 356

   





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