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      Combattevano in nome di quel benessere, ch'essi non possedevano quanto pareva loro di meritare.
      Alcuni erano perseguitati nella libertà del pensiero; altri, ingegni potenti, si vedevano negletti, allontanati dagli impieghi, che occupavano uomini di capacità inferiore alla loro. Allora anche i mali del popolo li irritavano. Allora scrivevano arditamente e di buona fede intorno ai diritti che appartengono a ogni uomo. Poi, quando i loro diritti politici e intellettuali si trovarono assicurati, quando la via agli impieghi fu loro aperta, quando ebbero conquistato il benessere che cercavano, dimenticarono il popolo, dimenticarono che i milioni, inferiori ad essi per educazione e per desideri, cercavano l'esercizio d'altri diritti e la conquista di un'altro benessere, posero l'animo in pace e non si curarono d'altro che di sé stessi. Perché li chiamate traditori? Perché non chiamate invece traditrice la loro dottrina? Viveva e scriveva nello stesso tempo in Francia un uomo che non dovete dimenticare, più potente d'ingegno che essi tutti non erano: era allora nemico nostro; ma credeva nel dovere di sacrificare l'intera esistenza al bene comune, alla ricerca e al trionfo della Verità: studiava attento gli uomini e i tempi, non si lasciava sedurre dagli applausi, né avvilire dalle delusioni: tentata e fallita una via, ritentava sopra un'altra il miglioramento dei più: e quando i tempi cangiati gli mostrarono un solo elemento capace d'operarlo, quando il popolo si mostrò sull'arena più virtuoso e credente che non tutti coloro i quali avevano preteso trattar la sua causa, egli, Lamennais, l'autore delle Parole d'un credente(3) che avete lette voi tutti, divenne il migliore apostolo della causa nella quale siamo fratelli.


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Doveri dell'uomo
di Giuseppe Mazzini
pagine 134

   





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