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      Or ponete che a questo s'aggiunga il valore rappresentato dalle terre, dissociabili e fertilissime, tuttavia incolte - il valore rappresentato dagli utili delle vie ferrate e da altre pubbliche imprese, la cui amministrazione dovrà concentrarsi nello Stato - il valore rappresentato dalle proprietà territoriali appartenenti ai comuni(14), il valore rappresentato dalle successioni collaterali, che al di là del quarto grado dovrebbero ricader nello Stato - ed altri, ch'è inutile enumerare. Ponete che di tutto questo immenso cumulo di ricchezze si formi un FONDO NAZIONALE consacrato al progresso intellettuale ed economico di tutto quanto il paese. Perché una parte considerevole di quel fondo non si trasformerebbe, colle precauzioni richieste a impedirne lo sperpero, in un fondo di credito da distribuirsi, con un interesse dell'uno e mezzo o del due per cento, alle Associazioni volontarie operaie, costituite sulle norme indicate più sopra, e che porgerebbero sicurezza di moralità e di capacità? Quel capitale dovrebb'essere sacro al lavoro dell'avvenire e non d'una sola generazione. Ma la vasta scala delle operazioni assicurerebbe compenso alle perdite, di tempo in tempo inevitabili.
      La distribuzione di quel credito dovrebbe farsi non dal Governo, né da un Banco Nazionale Centrale; ma, invigilante il Potere Nazionale, da Banchi locali amministrati da Consigli Comunali elettivi.
      Senza sottrarre alla ricchezza attuale delle varie classi, senza attribuire a una sola il ricavato dei tributi che, chiesti a tutti i cittadini, deve erogarsi a benefizio di tutti, l'insieme degli atti qui suggeriti, diffondendo il credito per ogni dove, accrescendo e migliorando la produzione, costringendo l'interesse del danaro a scemare gradatamente, affidando il progresso e la continuità del lavoro al zelo e all'utilità di tutti i produttori, sostituirebbe a una cifra di ricchezza, concentrata in poche mani e imperfettamente diretta, la nazione ricca, maneggiatrice della propria produzione e del proprio consumo(15).


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Doveri dell'uomo
di Giuseppe Mazzini
pagine 134

   





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