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      Quindi l'assenza di libertą vera nella scelta dei mezzi, perchč la monarchia scelta a capitanare le insurrezioni traeva seco vincoli e tradizioni d'ogni genere ostili all'ardito sviluppo del principio insurrezionale. La logica vuole in ogni tempo il suo dritto. I capi del moto avevano dichiarato implicitamente incapace il popolo d'emanciparsi e governarsi da sč: bisognava dunque astenersi dall'armarlo, dal suscitarlo di soverchio a frammettersi nelle cose: bisognava sostituirgli una forza, cercarla al di fuori ai gabinetti stranieri, e ottenere promesse menzognere a patto di concessioni reali: bisognava lasciare ai principi la libera scelta dei loro ministri e dei condottieri degli eserciti, anche a rischio - avverato pił dopo - di vederli scelti traditori o incapaci e di vedere i principi stessi sfuggire in un subito al campo nemico o andare a gittar l'anatema sull'insurrezione da Laybach.
      La rivoluzione napoletana era caduta in Napoli dopo avere esaurito ad una ad una le conseguenze fatali di un primo errore; dopo aver negato sui primi giorni la tendenza nazionale col rifiuto di Pontecorvo e di Benevento, cittą appartenenti allora agli Stati Romani ma circondate dalle terre napoletane e che avevano, insorgendo esse pure, chiesto di confondersi coi popoli emancipati; dopo aver decretato che la guerra sarebbe puramente difensiva e che l'esercito austriaco spinto nel core non dovea considerarsi nemico se non quando traverserebbe la frontiera napoletana; dopo avere insomma spenta ogni fiamma d'insurrezione nell'Italia Centrale.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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