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      Oggi ancora la nostra è la religione del martirio: domani sarà la religione della vittoria.
      E a noi giovani, e credenti nell'istessa fede, corre debito di soccorrere alla santa causa in tutti i modi possibili. Poichè i tempi ci vietano l'opre del braccio, noi scriveremo. La Giovine Italia ha bisogno d'ordinare a sistema le idee che fremono sconnesse e isolate nelle sue file: ha bisogno di purificare d'ogni abitudine di servaggio, d'ogni affetto men che grande, questo elemento nuovo e potente di vita che la spinge a rigenerarsi: e noi, fidando nell'ajuto Italiano, tenteremo di farlo: tenteremo di farci interpreti di quanti bisogni, di quante sciagure, di quante speranze costituiscono la Italia del secolo XIX.
      Noi intendiamo di pubblicare, con forme e patti determinati, una serie di scritti tendenti a cotesto scopo, e a norma de' principî che abbiamo accennati.
      Noi non rifiuteremo gli argomenti filosofici, e letterarî: l'unità è prima legge dell'intelletto. La riforma d'un popolo non ha basi stabili se non posa sull'accordo nelle credenze, sul complesso armonico delle facoltà umane; e le lettere, contemplate come un sacerdozio morale, sono espressione della verità dei principî, mezzo potente di incivilimento.
      Rivolti principalmente all'Italia, noi non ci allargheremo nella politica forestiera e negli eventi europei, se non quanto giovi a promuovere la educazione e l'esperienza italiana, se non quanto giovi ad accrescere infamia agli oppressori del mondo, o a stringer più fermo il vincolo di simpatia che deve raccogliere in una fratellanza di voti e d'opere gli uomini liberi di tutte le contrade.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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