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      24 agosto 1832.
      GIUSEPPE MAZZINI.
     
      Dopo la Protesta, rincrudirono, com'era da aspettarsi, le persecuzioni. Irritato della nostra ostinazione e sollecitato senza posa dagli agenti dei nostri Governi, il Ministro Francese tentò tutte le vie per sopprimere la Giovine Italia: intimò lo sfratto a parecchi tra i nostri operai compositori e a taluni fra quei ch'egli supponeva collaboratori: s'adoprò a impaurire il pubblicatore: minacciò di sequestri: moltiplicò le ricerche per avermi in mano. Noi sostenemmo virilmente la lotta: agli operai cacciati sostituimmo operai francesi: un cittadino di Marsiglia, Vittore Vian, si fece gerente: i nostri si dispersero nei piccoli paesi vicini al centro del nostro lavoro: provvedemmo a trafugare le copie degli scritti appena escite dal nostro torchio; e quanto a me, cominciai allora quel modo di vita che mi tenne ventidue anni su trenta prigioniero volontario, fra le quattro pareti d'una stanzuccia. Non mi rinvennero. Gli accorgimenti coi quali mi sottrassi - le doppie spie che servivano, a un tempo, per poco danaro, al prefetto e a me, inviandomi lo stesso giorno copia delle informazioni date sul mio conto alle Autorità - il comico modo col quale, scoperto un giorno il mio asilo, persuasi al Prefetto di lasciarmi partire, invigilato da' suoi agenti, senza scandali e chiassi, poi mandai in mia vece a Ginevra un amico che m'era somigliante della persona, mentr'io passava tra i birri in uniforme di guardia nazionale - non entrano in questo racconto che non mira a pascere la curiosità dei lettori sfaccendati, ma a giovare d'indicazioni storiche e d'esempî il paese.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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