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      Intelletto acuto, non vasto, analitico più ch'altro, educato a scuole di materialismo e veneratore del secolo XVIII, credente nella teorica dei diritti e presto a dare fatiche e vita al suo trionfo più per senso d'onore e generosità d'indole che non per dovere religiosamente supremo, intendeva molte delle aspirazioni del secolo, ma non sentiva profondamente che quelle di libertà. E il suo ideale era la repubblica come s'intende in America, dove l'individuo è sovrano, la missione sociale di chi regge fraintesa e il diritto personale ogni cosa. Più in là non andava o a disagio, e le questioni sociali lo impaurivano. Logico per natura, si sentiva tratto a desumere le ultime conseguenze della dottrina che ha per base l'individuo e tra queste il federalismo; insinuava infatti a ogni tanto il federalismo per l'Italia, per la Spagna, per la Germania, unitario per la Francia, tra perchè l'Unità era fatto compiuto, tra perchè l'istinto dominatore francese potentissimo in lui gli mostrava perpetua la supremazia della sua Nazione nella debolezza delle confederazioni all'intorno. Le sue idee andavano nondimeno migliorando e allargandosi a più vasto orizzonte, quand'egli morì; e ne fanno fede i suoi ultimi articoli. Morì sulla breccia, repubblicano com'era vissuto, puro d'ogni basso affetto, d'ogni immoralità, d'ogni servile tendenza alla ricchezza o al potere, amato da chi lo conobbe dappresso, rispettato da' suoi nemici.
      Fermammo accordo tra noi che se l'Italia avesse iniziato il moto repubblicano, ei si sarebbe unito a Cavaignac per affrettare l'insurrezione Lionese e l'avrebbe secondata in Parigi.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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