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      La Carboneria diretta in Francia da Buonarroti, Teste e, credo, Voyer d'Argenson, tentava naturalmente di stendere i suoi lavori in tutte le contrade: e accoglieva nelle sue file uomini d'ogni terra. Ma era Associazione cosmopolita nel senso filosofico della parola: non vedeva sulla terra che il genere umano e l'individuo; e individui, non altro, erano per essa i suoi membri. La Patria non aveva altare o bandiera nelle Vendite: il Polacco, il Tedesco, il Russo non erano, dopo iniziati, se non Carbonari. Figli idolatri della Rivoluzione Francese, quelli uomini non oltrepassavano le sue dottrine. Cercavano per l'uomo, per ogni uomo la conquista di ciò ch'essi chiamavano suoi diritti: diritti di libertà e d'eguaglianza, non altro. Ogni idea collettiva, e quindi l'idea-Nazione, era per essi inutile o - quando la giudicavano dal passato - pericolosa. Teoricamente, ignoravano che non esistono diritti per l'individuo se non in conseguenza di doveri compiti: dimenticavano che la legge di vita dell'individuo non può desumersi se non dalla specie; e rinegavano il sentimento della vita collettiva e il concetto dell'opera trasformatrice che ogni individuo deve tentare di compiere sulla terra a pro dell'umanità. Praticamente, essi s'assumevano d'agire con una leva alla quale sottraevano il punto d'appoggio, e si condannavano all'impotenza.
      Se per cosmopolitismo(37) intendiamo fratellanza di tutti, amore per tutti, abbassamento delle ostili barriere che creano ai popoli, separandoli, interessi contrarî, siamo noi tutti cosmopoliti.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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