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      Dov'ei non trova modo di liberamente esercitarli, ei non combatte, non muore per essi; si rassegna e s'allontana. Ei fa suo l'assioma dell'egoista: ubi bene, ibi patria; impara ad aspettare il bene dal corso naturale delle cose, dalle circostanze, e convertito a poco a poco in paziente ottimista limita la propria azione alla pratica della carità. Ora, qualunque, nei tempi nostri, non esercita che la carità, merita taccia d'inerte e tradisce il dovere. La carità è virtù d'un'epoca oggimai consunta e inferiore moralmente alla nostra.
      Poniamolo illogico e facile a contradire a sè stesso. Volendo a ogni patto tradurre in fatti l'idea, e sentendo il bisogno d'un punto d'appoggio, ei lo cerca ove può, o tenta supplire con una forza artificiale, usurpata, alla forza reale e legittima che gli manca. Quindi le teoriche d'ineguaglianza, le gerarchie arbitrariamente ordinate dall'alto al basso, nelle quali noi vediamo rovinar fatalmente i più tra i riformatori sistematici de' nostri giorni. Quindi - e in ambo i casi - il materialismo, inevitabile presto o tardi in ogni dottrina che noi, s'appoggia se non sul concetto dell'individuo.
      Io non dico che tutti i cosmopoliti accettino conseguenze siffatte: dico che dovrebbero, logicamente, accettarle. Seguono, se afferrano una terza via, gli impulsi del core, non l'intelletto: son nostri, incapricciati, per lunga abitudine o noncuranza del retto significato delle parole, a serbarsi quel nome.
      La prima specie di cosmopoliti occorre pur troppo frequente per ogni dove, e fu spesso rappresentata in teatro: la seconda esiste fra gli scrittori, segnatamente Francesi.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





Francesi