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      L'anima incadaveriva. Per poco che quella condizione di mente si fosse protratta, io insaniva davvero o moriva travolto nell'egoismo del suicidio.
      Mentr'io m'agitava e presso a soccombere sotto quella croce, un amico, a poco stanze da me, rispondeva a una fanciulla che, insospettita del mio stato, lo esortava a rompere la mia solitudine: lasciatelo, ei sta cospirando e in quel suo elemento è felice. Ah! come poco indovinano gli uomini le condizioni dell'anima altrui, se non la illuminano - ed è raro - coi getti d'un amore profondo!
      Un giorno, io mi destai coll'animo tranquillo, coll'intelletto rasserenato, come chi si sente salvo da un pericolo estremo. Il primo destarmi fu sempre momento di cupa tristezza per me, come di chi sa di riaffacciarsi a una esistenza più di dolori che d'altro: e in quei mesi mi compendiava in un subito tutte le ormai insopportabili lotte che avrei dovuto affrontare nella giornata. Ma quel mattino, la natura pareva sorridermi consolatrice e la luce rinfrescarmi, quasi benedizione, la vita nelle stanche vene. E il primo pensiero che mi balenò innanzi alla mente fu: questa tua è una tentazione dell'egoismo: tu fraintendi la Vita.
      Riesaminai pacatamente, poi ch'io lo poteva, me stesso e le cose. Rifeci da capo l'intero edifizio della mia filosofia morale. Una definizione della Vita dominava infatti tutte le questioni che m'avevano suscitato dentro quell'uragano di dubbî e terrori, come una definizione della Vita è base prima, riconosciuta o no, d'ogni filosofia.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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