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      L'antica religione dell'India aveva definito la Vita: contemplazione; e quindi l'inerzia, l'immobilità, il sommergersi in Dio delle famiglie Ariane. Il Cristianesimo l'avea definita espiazione: e quindi le sciagure terrestri considerate come prova da accettarsi rassegnatamente, lietamente, senza pur cercar di combatterle; la terra, guardata come soggiorno di pena; l'emancipazione dell'anima conquistata col disprezzo indifferente alle umane vicende. Il materialismo del XVIII secolo avea, retrocedendo di duemila anni, ripetuto la definizione pagana: la Vita è la ricerca del benessere; e quindi l'egoismo insinuatosi in noi tutti sotto le più pompose sembianze, l'esoso spettacolo d'intere classi che dopo aver dichiarato di voler combattere per il benessere di tutti, raggiunto il proprio, sostavano abbandonando i loro alleati, e l'incostanza nelle più generose passioni, i subiti mutamenti quando i danni della lotta pel bene superavano le speranze, i subiti sconforti nell'avversità, gli interessi materiali anteposti ai principî e altre molte tristissime conseguenze che durano tuttavia. M'avvidi che, comunque tutte le tendenze dell'anima mia si ribellassero a quella ignobile e funesta definizione, io non m'era tuttavia liberato radicalmente dalla sua inflenza predominante sul secolo e nutrita tacitamente in me dai ricordi inconscî delle prime letture francesi, dall'ammirazione all'audacia emancipatrice dei predicatori di quella dottrina e da un naturale senso d'opposizione a caste e governi che negavano nelle moltitudini il diritto al benessere per mantenerle prostrate e schiave.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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