Pagina (277/1484)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Queste ultime mi riuscirono inaspettate e dolorosissime. Immemori della lunga nostra predicazione e del culto da essi medesimi giurato ai principī come a quelli che soli potevano dar salute all'Italia, i migliori tra i nostri - e parecchi m'erano individualmente amicissimi - al primo apparire d'una forza, o d'un fantasma di forza, disertarono la bandiera e si fecero adoratori ciechi del fatto. Da pochissimi infuori, temprati non solamente a combattere, ma, avversi i fati, a vivere solitarī nel mondo delle credenze e delle aspirazioni al futuro, il partito si sviņ tutto quanto a transizioni, fazioni e concetti di leghe ipocrite e inefficaci tra rappresentanti d'opposti principī che tendevano scambievolmente a deludersi. L'Italia abbandonņ allora le tradizioni generose della propria vita per rincatenarsi a quelle che nei secoli XVI e XVII ci vennero dalla incontrastata dominazione straniera e dalla inenarrabile corruttela d'una Chiesa non italiana nč alloramai pił cristiana. Machiavelli prevalse a Dante. E i danni e la vergogna di quelle trasformazioni durano tuttavia.
      Io potrei - e molti forse lo aspettano da me - scrivere un capitolo di storia che consegnerebbe al giudizio severo dei posteri molte debolezze oggi ignote che diedero cominciamento a quella crisi di dissolvimento morale; molte violazioni di solenni promesse rimaste arcane; molte ingratitudini d'uomini debitori a noi di fama e d'altro e che ci si fecero avversi appena videro schiudersi un'altra via per salire. Ma nol farņ. Per cagioni d'affetto patrio, io non potrei dir tutto e di tutti, e anche il vero tornerebbe in certo modo ingiusto ai trascelti.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





Italia Italia Chiesa Dante