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      Dio che ajuta i volenti e ama Roma farebbe il resto.
      Perchè non abbiate fatto questo nelle prime ventiquattr'ore, perchè non lo facciate ora, m'è arcano. So che così non potete stare; e che tra il seguir questa via e il mandar deputati supplichevoli a Pio IX e dirgli: tornate onnipotente, cancelliamo ogni traccia della giornata del 16, non è via di mezzo. Taluni mi scrivono che li trattiene il timore d'essere invasi. Invasi? E nol sarete voi a ogni modo? Non vedete che la questione sta fra il concedere la iniziativa e la scelta del tempo e del come al nemico o l'assumerla voi, averne tutti i vantaggi e sconvolgere i disegni dell'invasore? Non vedete che in una ipotesi cadrete derisi perchè nessuno moverà in ajuto d'un ministero tiepido e senza nome; nell'altra inizierete quello a che tutti in Italia tendono, quello a che sarete trascinati inevitabilmente un dì o l'altro, ma coi traditori nel campo?
      Nè sarete soli a combattere...
     
      Giunsi in Livorno l'8 febbrajo 1849, quando appunto giungeva al governatore Pigli l'annunzio della fuga del duca. E fui pregato d'annunziarla io stesso al popolo, che s'era raccolto per festeggiarmi, dacchè temevano non si trascorresse a violenze contro i fautori noti del fuggiasco principe. Era timore mal fondato. Il popolo livornese è popolo d'alti spiriti, tenerissimo di libertà e presto sempre a virilmente conquistarla o difenderla: facile appunto per questo a guidarsi sulle vie del bene, purchè additate da chi abbia fiducia in esso e ispiri ad esso fiducia.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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