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      Non narrerò i particolari, a me tristissimi, della seduta. Ma trovai avversi al partito i migliori amici ch'io m'avessi tra i membri. Taluni mi rimproverarono poco dopo, e a ragione, di non avere anzi tratto preparato gli animi alla decisione; se non che la singolare, tranquilla e veramente romana energia mostrata fino a quel momento dall'Assemblea m'aveva illuso a credere che la proposta sarebbe stata accolta con plauso.
      Prevalse il partito proposto da Enrico Cernuschi, e fu decretato che Roma cessasse dalle difese.
      Io aveva lasciato l'Assemblea prima che il voto sancisse quella proposta. Il decreto fu trasmesso al Triumvirato coll'invito a noi di comunicarlo al generale francese e trattar con lui pei provvedimenti necessarî a tutelar l'ordine e le persone nella città conquistata. Ricusai di farlo: scrissi all'Assemblea ch'io era stato eletto Triumviro per difendere, non per sotterrar la repubblica, e accompagnai quelle parole colla mia dimissione. I miei due colleghi s'unirono a me.
      Il 3 luglio, io deposi nelle mani dei segretari dell'Assemblea la seguente protesta:
     
      Cittadini.
      Voi avete, coi vostri decreti del 30 giugno e del 2 luglio, confermato involontariamente, voi incaricati dal popolo di tutelarla e di difenderla sino agli estremi, il sagrificio della repubblica; ed io sento, con un immenso dolore sull'anima, la necessità di dichiararvelo, perchè non rimanga taccia a me stesso davanti alla mia coscienza e per documento ai contemporanei che non tutti disperavano, quando voi decretaste della salute della patria e della potenza della nostra bandiera.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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