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      Voi dunque, decretando che l'Assemblea repubblicana starebbe in Roma, decretavate a un tempo e inevitabilmente la morte della repubblica e dell'Assemblea. E decretando che l'esercito repubblicano escirebbe di Roma senza voi, senza il governo, senza la rappresentanza legale della repubblica, decretavate, senza avvedervene, la prima manifestazione di dissenso tra quei ch'erano stati fortissimi nell'unione e, Dio nol voglia, lo scioglimento d'un nucleo sul quale riposavano tutte le più care speranze d'Italia.
      Voi dovevate decretare l'impossibilità del contatto, fuorchè di guerra, fra gli uomini chiamati a rappresentar la repubblica e gli uomini venuti a distruggerla - ricordarvi che Roma era, non una città, ma l'Italia, il simbolo del pensiero italiano, e grande appunto perchè, mentre tutti cadevano disperando, aveva detto: io non dispero, ma sorgo - ricordarvi che Roma non era in Roma, ma dappertutto dove anime romane, santificate dal pensiero italiano, erano raccolte a combattere e soffrire per l'onore d'Italia - ricordarvi che terra italiana si stendeva d'intorno a voi e trasportare governo, Assemblea, ogni elemento rappresentante il pensiero e i buoni armati del popolo in seno all'esercito, portando di terreno in terreno, finchè tutti vi fossero chiusi, il palladio della fede e della missione di Roma. A confortarvi della speranza che il fatto frutterebbe, sorgevano ricordi antichi e il ricordo moderno dell'Ungheria. Ma dov'anche nessun esempio vi confortasse, voi, fatti apostoli della terza vita d'Italia, dovevate essere primi a dare spettacolo di nuova indomita costanza all'Europa.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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