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      Non li guardai. Ma essi mi conoscevano e il capitano temeva ch'essi, scendendo in Livorno, denunziassero la mia presenza agli Austriaci. Nol fecero e giunsi in Marsiglia. Non importa ai lettori sapere com'io, sprovveduto di passaporto, v'entrassi e come mi venisse fatto di recarmi, attraverso le terre del nemico, in Ginevra. Ma ho notato queste cose di me, perchè gli storici e i gazzettieri di parte moderata, menzogneri per calcolo, ciarlarono allora e riciarlerebbero, occorrendo, oggi, dei miei tre passaporti, degli appoggi inglesi ch'io m'era procacciati anzi tratto e della prudenza colla quale io provvedeva alla mia salvezza.
     
      Pur, nè calunnia sistematica di moderati nè altro può cancellare l'unico fatto che importi; ed è la difesa. La pagina gloriosa, iniziatrice, profetica, che Roma scrisse in quei due mesi di guerra rimarrà documento ai rinsaviti dagli errori dell'oggi di ciò che possono un principio e un nucleo d'uomini fermi in incarnarlo logicamente, intrepidamente nei fatti. Roma era città di vastissima cinta, non munita, pressochè aperta sulla sinistra del Tevere, ad ogni assalto nemico. Difettavamo d'artiglierie; eravamo sprovveduti di mortai: non preparati a guerra: mancanti, per fatto del vecchio governo, del nervo d'ogni resistenza, danaro; mancanti a segno che la notte della nostra elezione, raccolti noi Triumviri ad esaminare qual fosse la condizione finanziaria e guerresca della repubblica, ponemmo a voti se non dovessimo rassegnare la mattina dopo l'ufficio.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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