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      Però procedemmo, lasciando ch'altri dicesse, e presti a seguire chi facesse meglio e più attivamente di noi.
     
     
      III.
     
      Fondato il Comitato Europeo, e costituita, vincolo di fratellanza tra esso e il Comitato Nazionale Italiano, l'identità di credenze, noi predicammo, dentro e fuori, le poche semplici norme, che ci parevano meglio opportune a guidare il partito sulle vie dell'azione, e a dargli vittoria. Come individui, ciascun di noi serbava libero il pensiero, libera la diffusione delle proprie idee sui problemi di soluzione pacifica e più remota, che tormentano il secolo e ne vaticinano la grandezza: come nucleo collettivo, dovevamo tenerci per entro i limiti di sfera men vasta, sopra un terreno già conquistato e accettato dai più. E noto questo, perchè a taluni, i quali non hanno cura se non di scrivere libri, libercoli, o articoli, parve bello l'atteggiarsi a pensatori più arditi, e rimproverarci l'incerto, il limitato, come essi dicevano, del nostro programma. Scambiavano i caratteri della nostra missione; e confondevano, col lento e solenne svolgersi della rivoluzione, i preparativi d'una insurrezione. Noi non potevamo ridurci a proporzione di setta; dovevamo studiare di rappresentare tutto quanto il Partito. Dovevamo essere repubblicani, perchè la monarchia spegnerebbe in sul nascere la nostra rivoluzione; unitarî, perchè, senza unità, l'Italia non può essere nazione; ma lasciare ogni altra questione alla nazione e alle ispirazioni dell'avvenire.
      Le norme fondamentali da noi proposte eran queste:


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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