Pagina (385/1484)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Per forza di cose e d'idee, di leghe regie e istinti di popoli, di intuizione logica e di storia severamente documentata negli ultimi anni, l'Europa dovea considerarsi come divisa in due campi: il campo della tirannide e del privilegio dei pochi, e il campo della libertà e delle nazioni associate. La Democrazia, chiesa militante dell'avvenire, doveva ordinarsi ad esercito, presta a promuovere pacificamente lo sviluppo progressivo dei popoli, dove son liberi i mezzi pacifici; a rovesciare colla forza la forza dove quei mezzi sono contesi. Le nazioni dovevano riguardarsi come divisioni di quell'esercito, chiamato ad operare sotto un disegno comune e sotto la mallevadoria d'uomini, vincolati da un patto a non ricadere nell'esoso egoismo locale, che rese impotenti i moti del 1848. La questione d'iniziativa, fidata teoricamente ai fati provvidenzialmente preordinati e alla coscienza d'ogni nazione, perdeva così l'importanza pratica, che l'orgoglio degli uni e la servilità degli altri avevano fatto degenerare funestamente in monopolio esclusivo. Poco importava su qual punto strategico d'Europa s'aprisse la lotta, purchè tutte le forze dell'esercito democratico sottentrassero alla battaglia. Sorelle sul campo, le nazioni rimarrebbero tali, vinta la guerra, quando, riordinata la Carta d'Europa, un Congresso di rappresentanti, scelti da esse, darebbe al nuovo riparto consecrazione di comune consenso. I popoli, indipendenti nell'assetto interno, alleati per tutto ciò che riguarda gl'interessi europei e le relazioni internazionali, s'avvierebbero così alla risoluzione pacifica dell'eterno problema, svisato quasi sempre dalle sêtte moderne, armonia tra l'associazione e la libertà.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





Europa Democrazia Europa Carta Europa Congresso