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      Per tutte queste, e per più altre ragioni, noi credemmo debito nostro il dichiararci, senza riguardo alcuno ai pochi avversi, esclusivamente unitarî. Ma pensando come per noi si temperava l'idea di unità e al come gli altri parevano capire il federalismo, non mi venne mai fatto d'intender di che si lagnassero, o che si vogliano. Com'essi, noi adoriamo, riverenti, la libertà: com'essi, abborriamo dal concentramento amministrativo: com'essi teniamo sacra la spontaneità della vita locale. Soli due elementi storici esistono in Italia per noi: il Comune, dal quale incominciò lo sviluppo della nostra vita; la Nazione verso la quale andò, d'epoca in epoca, operandosi più sempre la fusione del nostro popolo. Sono i due elementi che corrispondono ai due, violati alternativamente dai sistemi del socialismo francese, individuo e società, in ogni Stato; e, com'essi, sono inviolabili e devono armonizzarsi, non negarsi l'un l'altro. Il Comune, unità primordiale politica, deve ampliarsi e dotarsi di forze proprie che gli consentano indipendenza, per quanto concerne doveri e diritti locali, dal governo della Nazione: esercizio d'attribuzioni, che costituiscano un primo grado d'educazione civile, pratica al cittadino; e ricchezze che lo abilitino a irraggiare un incivilimento progressivo nelle campagne, oggi isolate soverchiamente e ignoranti. La Nazione, unità complessiva e suprema, rappresenta, tutela e promove l'insieme dei doveri e diritti, che spettano a quanti nascono tra l'Alpi e l'ultimo nostro mare, e costituiscono al di dentro e al di fuori la missione Italiana.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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