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      Ma chi può mai sperar questo, se non da pochi individui puri, volenti, energici, affratellati, quasi dita d'una stessa mano, in unità di concetto e di moti liberi e mallevadori al paese solamente degli ultimi risultati? Dove è la potestà esecutiva che possa mai attentarsi, siedente un'Assemblea, di sprezzare le pretese della confederazione Germanica nel Tirolo, di sprezzar le proteste di tutti i Consoli del commercio europeo in Trieste, di abbandonare, occorrendo, il paese alle devastazioni dei nemici racchiusi nelle fortezze del quadrilatero, per trasportare altrove, tagliando il nemico dalla propria base, la forza dell'insurrezione, senza chiederne assenso da quell'Assemblea? Pur quelle e ben altre audacie racchiude il segreto della vittoria; e il segreto, dato a discussioni, pubbliche o no poco monta, di parecchie centinaja d'uomini, è segreto perduto. Citar Roma, citar Venezia, parmi, più che argomento, artificio rettorico d'allievi inesperti. In Roma e in Venezia sì trattava di tutelare città, non di fondare una Nazione: era guerra non d'offesa ma di difesa; non passibile di concetti e disegni radicalmente diversi; e ogni perdita di tempo era tolta dal continuo contatto fra la potestà esecutiva e l'Assemblea; e il cannone nemico tuonava alle porte, mirabil rimedio a lievi dissensi. E l'unico potente esempio, che par soccorrere ai fautori dell'Assemblea, quello dei prodigi operati in Francia sotto la Convenzione, è per me sofisma pericoloso. Un unico esempio - ed unico è nella storia - mal fonda teorica, alla quale s'affidi la salute d'un popolo; ma neppur quell'unico regge.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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