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      VIII.
     
      Questa idea d'iniziativa italiana possibile, affacciata a ogni tanto da me agli uomini dell'interno, non era - e neppur dopo i mutamenti francesi - respinta teoricamente se non da pochi. Gli animi non s'erano affatto prostrati: parevano anzi, al cader della Francia, essersi ritemprati d'orgoglio italiano e di fede. Dalla sovversione della repubblica in Francia sino al finire dell'anno 1852, il lavoro preparatorio corse più ardito e più rapido, come di chi sente cresciuti gli obblighi. Da due punti d'Italia, ambi importanti, ebbi proposta di movimento immediato: da uno tra i due, con rimprovero al continuo indugiare e minaccia d'andar oltre, anche senza l'assenso del Comitato. Accusato io sempre, da chi afferma, inonestamente, ciò che non sa, di volere e promuovere azione a ogni patto, sconsigliai, pregando, insistendo perchè non si prorompesse in moti parziali prima d'essersi ottenuta certezza che sarebbero seguiti ove più importava, nel Lombardo-Veneto. Vivono, e liberi, gli uomini che proponevano e coi quali io discuteva le cagioni del mio rifiuto.
      Senza l'azione iniziatrice o simultanea del Lombardo-Veneto, una insurrezione in Italia aveva ed avrà pur sempre pericoli centuplicati. E so che parecchi, pur d'accusare, accuseranno d'imprudenza queste mie parole, come s'io rivelassi al nemico i segreti del nostro campo: ma non ne curo: l'Austria non ha bisogno d'essere erudita da noi sull'importanza del Lombardo-Veneto, nè può crescer cautele o provvedimenti efficaci pel giorno in cui gli uomini di quella parte d'Italia vorranno intendere i loro obblighi e la loro potenza.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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