Pagina (422/1484)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Duolmi il dover pensare che, se il tentativo avesse sortito buon esito, egli avrebbe raccolto grato quel pegno e ringraziato me della fede riposta in lui.
      Scrivo quando gli uomini dell'interno potrebbero, s'io non parlassi il vero, smentirmi; scrivo agli Italiani che mi sanno, qualunque sia la loro opinione sul conto mio, ardito e sprezzatore quanto basta per dire, se fosse, mossero arrendendosi a un cenno mio: e aggiungo che s'io mai potessi falsare i fatti e cedere all'impulso di disdegno e di sfida generato nell'animo mio dal sozzo inveire che fu fatto contro di me, mi sentirei affascinato a dire quelle parole. Ma mi parrebbe di menomare l'importanza del tentativo e di sottrarre parte di lode ad un popolo ch'io ammiro, compiangendo chi non lo fa. Le decisioni furono prese all'interno: spontanee, e da uomini i quali credevano che la determinazione fatta irrevocabile bastasse, come dissi, a trascinar sull'arena i buoni dubbiosi. Più dopo, era tardi: il popolo era in fermento e disse: faremo da noi. M'era noto il disegno, e braccia di popolani bastavano a compirlo. Nondimeno, scrivendo e parlando, il mio linguaggio fu sempre, sino agli ultimi, questo: vi sentite tali da eseguire il disegno? siete convinti, colla mano sul core, di poter convertire la prima battaglia in vittoria? potete darci in una il frutto delle Cinque giornate? fate e non temete la guerra. Se vi sentite mal fermi, se vi stanno contro forti probabilità, arretratevi: sappiate soffrire ancora. Quando ebbi risposta: facciamo, non vidi che un solo dovere; ajutare - e ajutai.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





Italiani Cinque