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      Dai sogni colpevoli e stolidi di ambizione di potere, se per ventura io avessi avuto successo ne' miei tentativi, m'assicuravano, non foss'altro, le abitudini parche della mia vita, l'animo altero, sdegnoso di lode e non curante di biasimo, se non quando biasimo o lode mi vengono dalle creature - e son poche - che io amo d'amore; e una certa prepotente disposizione all'antagonismo non colle moltitudini che, tratte in azione, sono migliori di noi letterati, ma al plauso e agli omaggi delle moltitudini. Ho sempre potuto guardare addentro nell'anima mia senza arrossire: la serbai da giovine pura di vanità meschine e di basso egoismo, ed oggi, solcata come è di lunghi dolori e benedetta di qualche nobile affetto, s'io volessi farla scendere a sfera più bassa che non è quella dell'idea emancipatrice dove visse finora, non m'obbedirebbe.
      Ben mi freme nell'anima, fin da quando, imprigionato in Savona, io meditai di sostituire una nuova associazione al vecchio carbonarismo, una ambizione, un orgoglio: l'orgoglio ch'io desunsi dai ricordi del nostro passato e dai presentimenti del nostro avvenire; l'orgoglio di Roma; l'ambizione di veder la mia patria sorgere, gigante in fasce, dal sepolcro, ove giace da secoli, e posarsi, grande a un tratto di pensiero e d'azione, e a guisa d'angelo iniziatore, tra quel sepolcro scoperchiato e l'avvenire delle nazioni. Era l'ambizione di quei che morirono in Roma; e parmi strano che non tormenti l'anima di quanti, pronti allora a imitarli, ne raccoglievano il pensiero e l'esempio; ed oggi sono, ho vergogna e dolore in dirlo, servi ostinati della iniziativa francese.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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