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      Oggi, i popoli hanno sete di logica; e tra molte opinioni inconciliabilmente discordi, io non veggo che una via sola: consecrarsi alla migliore - inalzarne la bandiera - e spingersi INNANZI. Là è il progresso! Là è la vittoria!
      Così abbiamo detto - e faremo.
      Pace e fratellanza a chiunque saluta la bandiera del secolo; a chiunque adotta i principî del secolo. - Gli altri ripeteranno per qualche tempo ancora la insulsa accusa che ci chiama seminatori di discordia: accusa simile a quella che i tiranni infliggono ai buoni, rampognandoli violatori dell'ordine - come se l'ordine potesse esser mai il riposo nell'errore: come se a fondare una concordia potente fosse altra via dal trionfo del vero in fuori. I vizî e le colpe della gente che beve con noi un raggio dello stesso sole, hanno a circondarsi, dicono, di silenzio: paventano l'insulto dello straniero. Lo straniero? - Rammenti che noi fummo grandi e temuti, quando il mondo era barbaro, rammenti che la sua civiltà è opera nostra, la nostra abbiezione opera sua - e arrossisca - però che lo scherno gli ripiomberebbe sul core amaro come un rimorso! - Ma a noi la carità della patria non acciechi il lume della mente. Le vanità puerili, le adulazioni accademiche, le cantilene de' letterati di corte, e il pazzo entusiasmo di quei tanti amatori della patria, che s'inginocchiano davanti ai simulacri dei nostri grandi, senza oprare a farsi grandi com'essi, hanno partorito lunghi sonni e codardi all'Italia - e non altro. L'adorazione al genio dei trapassati, e a quello che spande il suo raggio sulla faccia della terra patria, è bella veramente, quando chi si prostra è tale da potere posarsi eretto davanti alla generazione che gli brulica intorno.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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