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      Dov'č tra quei che stettero al maneggio delle cose nostre, l'ingegno che abbia indovinato il segreto di quei tentativi?
      Le moltitudini non mancano alla libertą in Italia, nč altrove. Nei due terzi dell'Europa, le moltitudini han fin d'ora un istinto del bene che puņ bastare a rigenerarle; soltanto esse non possono esserne interpreti ancora, e abbisognano d'uomini che s'assumano di ridurre i loro sentimenti a sistema politico, che concentrino in una giusta direzione quanti elementi s'agitano incerti e indefiniti negli animi non educati. - Quand'altro non fosse, le moltitudini soffrono, le moltitudini sono oppresse, conculcate dall'aristocrazia, immiserite dai dazī, dalle imposte e dalle dogane, dissanguate dai frati ai quali l'altre classi son gią sottratte. Le moltitudini hanno dunque bisogno di mutamento: v'anelano, e lo accetteranno qualunque volta sia loro proposto. Tutto sta nel guidarle; nel convincerle che i mutamenti torneranno loro efficaci; nel persuaderle, che in esse č potenza sufficiente per ottenerli.
      Intanto le rivoluzioni italiane hanno presentato finora un aspetto singolare all'osservatore. Nei loro principī furono brillanti, unanimi, confidenti, audacemente intraprese, prosperamente operate: poi, dati i primi passi, languirono, si mostrarono incerte, paurose; e le moltitudini si stettero inerti, indifferenti, sfiduciate dell'avvenire - sorsero come stelle: svanirono come fuochi di cimitero. Simili a quelle creature che nascono bellissime di forme e d'espressioni, ma col germe della distruzione gią sviluppato, colla condanna del destino sulla fronte, e delle quali tu diresti ammirandole: morranno prima d'avere raggiunto il fiore della giovinezza - le rivoluzioni italiane ti s'affacciano belle e pure nel concetto primo, ma inceppate, sviate, o soffermate a mezzo il cammino da un ostacolo prepotente che tutti indovinano, pochi hanno espresso liberamente.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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