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      Quel primo momento di rivoluzione, di manifestazione generosa è sì bello, bello di sacrificio individuale, di speranza infinita e d'audacia Titanica, che può scontarsi colla morte in campo, o sul palco: nè gl'insorti pensavano allora doverlo, per la inerzia di pochi, scontar col ludibrio.
      Con siffatti elementi, con questa tendenza del popolo insorto, quali erano i doveri degli uomini che il voto dei più, il caso e le circostanze elessero a capi?
      I doveri de' capi - noi lo dicemmo - emergono dal voto, dalla(71) tendenza predominante le moltitudini; stanno scritti nella bandiera adottata dalle moltitudini. Ogni rivoluzione è la manifestazione, la espressione pubblica d'un bisogno, d'un sentimento, d'una idea; e quando un popolo insorge, la scelta dei capi costituisce un contratto tacito fra quel popolo ed essi. Il primo, eleggendo, dice ai secondi: noi ci levammo per rivendicare un diritto usurpato o violato; ci levammo per ottenere un miglioramento di condizione che i governi ci vietano; ci levammo perchè noi, maturi per salire d'un passo nella carriera del progresso, eravamo pure inceppati e costretti alla inerzia da una prepotenza d'ostacoli materiali. Ora, insegnateci la via; noi la ignoriamo; ma eccovi braccia e mezzi; traetene il maggior partito a guidarci dove noi vogliamo: vi seguiremo attraverso i pericoli. - I secondi, accettando, rispondono: noi sacrificheremo ogni cosa allo sviluppo di cotesta idea; noi poniamo vita, senno, consiglio dove voi ponete le sostanze e la vita.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





Titanica