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      Nessuno dei due, al punto in cui siamo, riescirebbe a mettersi in capo la corona dell'altro, senza guerra lunga e decisa: nessuno dei due ha diritto d'affetti, di simpatia, di virtù, d'ingegno o di fama per contendere all'uno i sudditi dell'altro. Tra lo spergiuro del 1821, e l'assassino di De Marchi, chi vincerà la questione? - I due eserciti saranno fratelli, non cederanno all'armi reciproche mai. Accendete la guerra: ecco risse civili, e stragi, e per anni: odj, offese d'onore, invidie potenti rinate per secoli: e il pensiero di libertà e di patria sfumato nell'infame contesa. O sceglierete un re nuovo, e non di dinastia regnante in Italia? - Cittadino o straniero? - Di razza regale, o plebeo? - Sceglietelo cittadino. Dopo la difficoltà della scelta sottentra più forte l'altra della conquista, della occupazione di tutta Italia: avete guerra civile; e chi dovrebbe sostenerla, incomincerebbe privo anche dell'ajuto che il primo aspetto della questione somministrava: uno stato, e un esercito suo. Ma - giova ripeterlo mille volte - il napoletano non accorrà mai un re piemontese; e reciprocamente. L'ire di provincia e di municipio non piegheranno mai che davanti a un PRINCIPIO: riarderanno tremende ogni qual volta si moverà parola d'un UOMO. Il principio è comune a tutti: il suo trionfo è trionfo di tutti, il consesso che lo rappresenta è consesso di tutti, nè può suscitar gelosie: ma l'uomo nasce d'una terra, rivendicato dalla vanità d'una terra, abborrito dall'orgoglio dell'altra.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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