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      La guerra dello stesso elemento contro le aristocrazie feudali e altre si manifesta verso lo stesso periodo di tempo nei tentativi del Mottese Lanzone, nelle ispirazioni della contessa Matilde, negli asili aperti dai Benedettini della valle del Po agli schiavi fuggiaschi, nel moto emancipatore dei servi convertiti in liberi contadini, e procede aperto, innegabile nelle nostre repubbliche. L'una e l'altra preparano la nostra Unità.
      E il moto unitario procede anche dopo caduta l'ultima libertà italiana in Firenze e quando, muta ogni vita pubblica, tra dominazioni straniere e principati abbietti vassalli dello straniero, appare spenta per sempre ogni speranza di Patria. La vita locale, compressa dalla violenza, s'estende nella sua base. Poche tra le sue manifestazioni riescono in quel terzo periodo, visibili; ma quelle poche assumono carattere universale, italiano. Lo storico dovrà rintracciarne lo sviluppo negli studî dei nostri giurisprudenti, nell'iniziarsi d'una scuola economica accettata teoricamente, poi che la pratica era allora impossibile dagli ingegni d'ogni parte d'Italia, nel decadimento degli statuti locali, nella tendenza a basi di legislazione uniformi, nel nostro moto filosofico del secolo XVII, nella lenta rovina dell'ultime aristocrazie combattute per sete di potere dalle tirannidi o avvilite per la loro evidente impotenza dal disprezzo dei popoli, e nel tacito accrescersi di quella classe data all'industria, all'agricoltura, al commercio, al lavoro, sorta, come fin da principio accennai, dalle viscere della nazione e imbevuta di tendenze, abitudini, aspirazioni uniformi da un punto all'altro d'Italia.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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