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      Tu senti, addentrandoti sotto lo strato di servaggio steso su tutto il paese in cerca della vita latente, che l'energia di quella vita potrà essere più o meno indugiata nelle sue rivelazioni, ma che le prime saranno di Nazione, non di Provincie o di Stati. E tali apparirono sul finire del secolo XVIII. D'allora in poi l'Italia, martire o combattente, non ebbe più che una sola bandiera.
      Sì, l'Unità fu ed è nei fati d'Italia. Il primato civile Italico che s'esercitò coll'armi e colla parola dai Cesari e dai Pontefici è serbato una terza volta al Popolo d'Italia, alla Nazione. Quei che fin da quaranta anni addietro non vedevano la progressione segnata verso quel fine dai periodi successivi della vita italiana, non erano se non ciechi d'ogni lume di storia; ma quei che davanti alla potente manifestazione del nostro popolo s'attentassero oggi di ricondurci a disegni di confederazioni o d'indipendenti libertà provinciali, meriterebbero di essere infamati traditori della Patria loro. Il federalismo tra noi non solamente impicciolirebbe ad arbitrio la vasta associazione di forze, di lavori, di lumi che l'Unità deve ordinare a servizio di ciascun individuo - non solamente susciterebbe dalla inevitabile disuguaglianza degli Stati quel perenne squilibrio tra le forze e le pretese, che cova i semi dell'anarchia e del dispotismo ed è piaga mortale a tutte federazioni - non solamente ordinerebbe la debolezza del paese, abbandonandolo facile preda all'invidie, alle perfide suggestioni, alle invaditrici influenze di gelosi e potenti vicini - ma cancellerebbe a prò d'una non realtà, ma menzogna di libertà locale, la MISSIONE dell'Italia nel mondo.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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