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      Oggi i poveri ingegni che s'intitolano Governo, e non governano nè amministrano, intendono a far l'Italia Nazione chiamandola a risalire la via per la quale lungo tre secoli discese verso l'abisso e vi periva, se non erano i fati e gli istinti generosi dell'inconscio suo popolo.
      Ha l'Italia o non ha una missione in Europa? Rappresenta il paese che ha nome Italia un certo numero d'uomini, poco importa se migliaja o milioni, indipendenti naturalmente gli uni dagli altri e soltanto aggruppati a nuclei in virtù di certi interessi materiali comuni il cui soddisfacimento è reso più facile e più securo da un certo grado d'associazione? O rappresenta un elemento di progresso nel consorzio Europeo, una somma di facoltà e tendenze speciali, un pensiero, una aspirazione, un germe di fede comune, una tradizione distinta da quella dell'altre Nazioni e costituente una unità storica tra le generazioni passate, presenti e future della nostra terra?
      A ciascuno di questi due termini del problema corrisponde una scuola politica.
      Corrisponde al primo, la scuola che si fonda sul diritto individuale: corrisponde al secondo quella che ha per base il dovere sociale.
      La scuola del diritto individuale è, illogicamente, federalista. Io dico illogicamente, perchè, per essere logica, essa dovrebbe andare sino all'autonomia d'ogni Comune. Lo Stato non dovrebb'essere per essa che un aggregato, una federazione di molte migliaja di Comuni; la Nazione una forza destinata a proteggere nell'esercizio de' suoi diritti ciascuno di quei Comuni - e non altro.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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