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      È indispensabile un centro alla sfera sociale, un centro a tutte le individualità che s'agitano in essa, un centro a tutti i raggi diffusi in direzioni contrarie e dai quali non escono quindi luce e calore che bastino. Or la teoria, che colloca l'edifizio sociale sulla base degli interessi individuali, non può darlo. Assenza di centro o scelta, fra i diversi interessi, di quello che vive di vita più vigorosa - anarchia o privilegio - lotta senza risultati o germe d'aristocrazia di qualunque nome s'ammanti: è questo un bivio dal quale non s'esce.
      Vogliam noi questo?
      Vogliamo noi condannarci da per noi a travolgerci continuamente nel vortice che aggira da mezzo secolo in poi la Francia e l'Europa? Vogliamo ostinarci a fare, disfare, rifare, e sempre in una condizione provvisoria di cose, sempre incerti del dì che segue? Vogliamo lotta o pace e armonia? Tutta la questione è qua dentro.
      Per noi non v'è dubbio. Per trovare un centro agli interessi molteplici, è necessario innalzarsi a una regione suprema su tutti, indipendente da tutti. Per metter fine alla condizione provvisoria e ordinare un avvenire pacifico, è necessario riannettere quel centro a tal cosa che sia eterna come il Vero e progressiva come il suo svolgersi nella sfera dei fatti. Per impedire l'urtarsi della individualità è necessario scoprire un fine comune a tutte e dirigerle verso quello. Per accrescere a pro' di ciascuna le probabilità di raggiungerlo, è necessario accomunare gli sforzi di tutte, associarle. Che altro è l'associazione se non un concetto unitario?


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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