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      La sua bandiera fu bandiera di popolo sin dal primo giorno in che fu levata. La sua credenza fu credenza esplicita, dichiarata animosamente, d'unità della razza umana, d'abborrimento dalle caste, d'eguaglianza tra le nazioni, d'eguaglianza fra i cittadini d'una nazione. Prima in Italia, predicò che la causa essenziale dell'impotenza dei tentativi rivoluzionarî passati stava nello scopo imperfetto, aristocratico, anti-nazionale che s'era dai capi prefisso a quei tentativi: disse che non si fondava nazione se non si fondava per tutti, se non si chiamavano tutti a fondarla, cioè a concorrere nei doveri e a partecipar nei diritti che sgorgano dal concetto nazionale: disse che le forze della nazione non erano scese mai sull'arena, perchè non s'erano chiamate mai, perchè le insurrezioni s'erano appoggiate or sulla milizia e sul patriziato, or sulle classi medie, non mai sulla universalità degli uomini, che costituiscono la nazione, perchè i capi avevano sempre parlato d'indipendenza dallo straniero, di libertà politica, di diritti politici, dimenticando che tutte rivoluzioni sono nella loro essenza sociali, che l'ordinamento politico è la forma e non altro dei mutamenti, e che non s'ha diritto di chiamare i milioni al sacrificio della quiete e della vita, se non proponendo loro uno scopo di perfezionamento collettivo, di miglioramento morale e materiale comune a tutti, di educazione fraterna senza eccezione.
      Nessun atto, nessun scritto dell'associazione smentì fino ad oggi siffatta credenza.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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