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      Ma in una lettera scritta dopo la fuga, il 28 marzo 1844, Emilio più giovane d'anni, e di natura, non dirò più candida, ma più aperta agli impulsi, si sfogava dicendomi: "Nell'autunno del 1843, la sollevazione dell'Italia centrale minacciava di farsi nazionale dove fosse stata soccorsa, e noi domandavamo un ajuto di 10,000 franchi, e in ricambio avremmo.................... ............................ - Non so di chi sia stata la colpa, ma noi non fummo soccorsi. Si sprezzò quasi una dimostrazione che avrebbe forse assicurato la vittoria, se non altro per l'esempio contagioso che la nostra diserzione avrebbe messo dinanzi a 40,000 Italiani che amanti del loro paese stanno contro lui vincolati da un vano giuramento. Intanto, noi ci eravamo esposti; non temevamo violenze, perchè un ordine imprudente di arresto (fosse stato pronunciato!) ne avrebbe suscitato difensori più del bisogno. Tutto finì: i Bolognesi fugati, gli arresti moltiplicati; e quasi per derisione, a noi frementi, a noi già troppo scoperti, si manda a dire, come se fossimo vegetabili, aspettate la primavera. Noi però non ci scoraggiamo..... Io domandava per questo poche migliaia di franchi; mio fratello mi rispose che ognuno li negava! Intanto, il governo impaurito sospettava noi rivoltosi, e non osando farci arrestare con la forza, impiegava l'artifizio e richiamava in Italia mio fratello, facendolo in pari tempo osservare da spie e da' suoi tedeschi. Egli chiese anche una volta danaro, promettendo a fronte di tutti gli ostacoli tentare la sorte: non fu ascoltato; e alla vigilia della sua partenza per Venezia, fuggì, mentre io contemporaneamente lo facea da Trieste.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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