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      In nome degli esuli italiani sbarcati:
     
      ATTILIO BANDIERA,
      NICOLA RICCIOTTI,
      EMILIO BANDIERA.
     
     
     
     
      A PIO IX, PONTEFICE MASSIMO
     
      BEATISSIMO PADRE.
     
      Londra, 8 settembre 1847.
     
      Concedete a un Italiano, che studia da alcuni mesi ogni vostro passo con un'immensa speranza, di indirizzarvi, in mezzo agli applausi spesso pur troppo servili e indegni di voi, che vi suonano intorno, una parola libera e profondamente sincera. Togliete, per leggerla, alcuni momenti alle cure infinite. Da un semplice individuo animato di sante intenzioni puō escire talvolta un grande consiglio; ed io vi scrivo con tanto amore, con tanto commovimento di tutta l'anima mia, con tanta fede nei destini del paese che puō per opera vostra risorgere, che i miei pensieri dovrebbero esser la veritā.
      E prima č necessario, beatissimo padre, ch'io vi dica qualche cosa sul conto mio. Il mio nome v'č probabilmente giunto all'orecchio; ma accompagnato di tutte le calunnie, di tutti gli errori, di tutte le stolide congetture che le polizie per sistema e molti uomini del mio partito per poca conoscenza e povertā d'intelletto v'hanno accumulato d'intorno. Io non son sovvertitore, nč comunista, nč uomo di sangue, nč odiatore, nč intollerante, nč adoratore esclusivo di un sistema o d'una forma imaginata dalla mente mia. Adoro Dio e una idea che mi par di Dio: l'Italia una, angelo d'unitā morale e di civiltā progressiva alle nazioni d'Europa. Qui e dappertutto ho scritto come meglio ho saputo contro i vizî di materialismo, d'egoismo, di riazione, e contro le tendenze distruggitrici che contaminano molti del nostro partito.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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